Colpi di genio e cadute di stile: la vita del surfer shaper Mike Hynson protagonista di Endless summer

Tutti se li ricordano più che altro come gli attori di Endless Summer, il mitico documentario sul mondo del surf realizzato da Bruce Brown nel 1964 e uscito nelle sale cinematografiche di mezzo mondo due anni dopo. Ma Michael Hynson e Robert August, i due surfer che il regista segue in giro per il mondo alla scoperta dei migliori spot per fare surf, hanno una storia di passione per le tavole e le onde da raccontare.

La sceneggiatura che Brown, già regista di Surf Crazy (1959), Barefoot Adventure (1960), Surfing Hollow Days (1961) e Waterlogged (1962), aveva preparato era semplice. Avrebbe seguito due abbronzatissimi fustacchioni californiani alla ricerca delle onde più succulente del mondo. L’attrezzatura che aveva a disposizione era semplice, le immagini risultanti sarebbero state forse un po’ sgranate e a tratti sovraesposte, ma il risultato finale avrebbe fatto scuola. Endless Summer, non portò alla ribalta internazionale soltanto un nuovo sport, ma un vero e proprio stile di vita. Con la colonna sonora della nascente musica surf psichedelica e del jazz che amava, Brown contagiò il pubblico raccontando le affascinanti peripezie di un gruppo di mattacchioni decisi a non invecchiare mai, passando da un’onda all’altra.

 

 

surf film barefoot adventure 

 

Lo stesso Brown all’epoca era un energumeno biondo che faceva surf e guidava motociclette. Il pubblico impazziva per le canzoni dei Beach Boys passate alla radio e nei juke-box e Brown capì che era il momento giusto. Raccolse 50mila dollari e chiamò Mike Hynson e Robert August. Voleva filmarli nel loro ambiente, sulle spiagge della California del Sud, e poi portarli in Australia, a Tahiti, alle Hawaii e in Africa, alla ricerca di un’estate che non finisse mai.

 

 

Grazie all’immagine iconica di quel documentario – la silhouette di tre uomini con una tavola in controluce al tramonto, condensata nel poster, lo stile di vita surf divenne qualcosa di più di una semplice moda. Anche chi non era mai uscito una volta in mare, si sentiva ormai parte di quel movimento e dopo la visione del film metteva da parte quei pochi dollari necessari a comprarsi una tavola.

 

 

surf film 

 

Erano tempi eroici e di pionieri, persone che non hanno forse molto a che spartire con le superstar e gli atleti di oggi. Basti pensare che Mike Hynson, nato nel 1942 a Crescent City, ai tempi lavorava come garzone nella bottega di Hobie Alter e stava per partire arruolato e non per una guerra qualsiasi, per la Guerra in Vietnam. Brown aveva tirato giù una lista dei papabili per il film, Hynson non era tra le prime scelte, ma vivendo proprio vicino allo studio del regista aveva partecipato insieme a lui alla genesi del film. Quando Brown gli propose di partire e diventare il protagonista della pellicola, c’era solo un piccolo grande problema, trovare gli oltre mille dollari che servivano per un biglietto aereo aperto ad un lungo e ininterrotto surfin’ safari. Non aveva altra scelta che chiedere i soldi a Hobie, che glieli diede volentieri, nonostante non si fosse dimenticato che qualche anno prima quel ragazzaccio di Hynson aveva rubato dalla sua bottega sei tavole appena shapate.

Questa d’altronde è stata la cifra stilistica dell’intera vita di Hynson, colpi di genio e cadute di stile (storie di hippy e di sette).  A lui si deve, ad esempio, Rainbow Bridge, una pellicola girata a Maui in cui Hynson stesso riuscì a coinvolgere proprio Jimi Hendrix per la colonna sonora