Una ricerca testa le potenzialità di utilizzare le boe dei monitoraggi marini per produrre energia

Una ricerca, recentemente pubblicata su ScienceDirect, presenta un nuovo modo di utilizzare la tecnologia triboelettrica applicata al moto ondoso, per generare energia attraverso il trasferimento di cariche elettriche dato dallo strofinamento di due materiali differenti.

Il nome, complicato e poco familiare, nasconde un fenomeno che tutti quanti abbiamo sperimentato nella vita di tutti i giorni, ovvero il crepitio che si sente quando ci si toglie un maglione di lana indossato su una t-shirt sintetica, bene questa tensione è esattamente la triboelettrica.

Se hai più questo tipo di concetto per generare energia è nuovo, per la scienza no, anzi  è già utilizzato in altri ambiti. La novità presentate da Cátia Rodrigues e dei suoi colleghi ricercatori, dell’Università di Porto, è la straordinaria efficienza di questa tecnologia applicata al moto ondoso. Se confermati i test eseguiti a secco e in acqua su scala 1:8, promettono di rendere autonome le boe ondametriche. Boe posizionate in mare aperto e utilizzate per registrare e trasmettere dati meteorologici e oceanici (temperatura, l’umidità relativa, pressione atmosferica, velocità e direzione del vento, ecc).

Lo studio ha determinato che questa tecnologia riesce a generare tensioni e quindi energia anche con onde lente e poco costanti. Seppur la ricerca sembra di scarsa rilevanza, trattandosi di piccole boe, è invece un importante passo per il futuro sogno di creare energia pulita dal moto ondoso!

Speriamo che nell’immediato futuro il team dell’Università di Porto riesca a rendere sempre più performante questa tecnologia, trasformando le nostre amate onde in un’importante fonte di energia pulita.

Che dire….Noi di Blide siamo sempre molto attenti a questo genere di ricerche, quindi incociamo le dita e ci auguriamo di avere presto nuovi e concreti aggiornamenti da queste ricerche.

In bocca al lupo Cátia!

Fonte rinnovabili.it