Luca Marchettoni (Vincent Moro), un fotografo che, con i suoi scatti a figura intera ed i suoi soggetti, ci riporta una personale ed essenziale Visione del Surf.

Tra avversione profonda per l’ipocrisia imperante e grande amore per la sua professione.


 

 

Vincent…Blide è felice di fare la tua conoscenza! Raccontaci il tuo percorso…cosa ti ha portato ad una Street Photography potente e significativa come la tua?

Ciao Blide! Nasco Graphic Designer: progettazione grafica (su vecchi e nuovi media) ed illustrazione sono il mio pane quotidiano. Lavorando per anni nel mondo della moda per grandi marchi e collaborando con alcune delle agenzie pubblicitarie/creative più interessanti in circolazione, nel tempo, vengo contagiato dalla passione per la fotografia. Paradossalmente, il mio amore si indirizza non tanto verso la fotografia patinata, studiata e posata dei cataloghi e delle campagne ADV, quanto verso la Street Photography: immediata, spontanea, genuinamente vera. Mi interesso in particolar modo ai ritratti di strada. Mi affascina immaginare le storie celate nell’espressione del volto, dietro lo sguardo, tra le rughe, sotto i tatuaggi di uno sconosciuto. Il mood che traspare dai piccoli gesti, dal linguaggio del corpo, da un make-up, un taglio di capelli, un modo di vestire…Adoro raccontare storie attraverso le immagini; per passione e per lavoro, come fotografo ed illustratore freelance o tramite lo studio creativo Blumagenta.

Con “Surfing Viareggio” hai cercato l’essenza del surfer. L’Uomo e la tavola.

Per quando riguarda l’aspetto fotografico, in riferimento al progetto “Surfing Viareggio“, non penso di aver raccontato qualcosa di unico sul surf, mi sono limitato a catturare immagini tutt’altro che spettacolari, in località tutt’altro che esotiche. Sono foto scattate per me, che ho poi deciso di stampare e rendere pubbliche attraverso piccole mostre. Sono ritratti dei surfisti, a figura intera con le loro tavole, in piedi, sulla spiaggia, mentre stavano andando verso il mare,  oppure appena usciti dall’acqua. Il tutto  senza le foto di corredo: quelle in cui si vede l’onda, il surfista che la cavalca, il gesto atletico. L’onda non c’è, eppure io la vedo lo stesso: nel corpo, nelle facce, nello sguardo di ciascuno dei ragazzi che ho fotografato. È alta, potente, blu. Spero la vediate anche voi..

 

 

 

 

 

 

In che modo il Surf  è entrato nella tua vita?

Amo il mare. Quando rinascerò, tra le altre cose, farò surf; per adesso, in questa vita, mi limito ad osservare affascinato chi attende pazientemente in mezzo al mare e poi, all’improvviso, cattura l’onda come fosse un cavallo selvaggio e la cavalca verso riva. C’è qualcosa di epico nel surf, nel rapporto tra l’immensa potenza del mare e la piccolezza dell’uomo. Un rapporto che restituisce la giusta dimensione dell’essere umano sulla Terra: un pianeta di cui spesso ci crediamo padroni ma di cui siamo ospiti. C’è armonia tra l’onda ed il surfista, tra l’elemento naturale e l’uomo. C’è equilibrio e rispetto. 

Quali sono state le difficoltà più grandi che hai riscontrato in questi anni di attività? 

Quando, per vari motivi, ho scelto di tornare a vivere a Lucca (proprio negli anni in cui la crisi economica si abbatteva sui mercati) ho dovuto fare i conti con una piazza impaurita ed incattivita, imprenditori sfiduciati, budget ridotti all’osso, ulteriore affermazione del sistema clientelare ed il conseguente imbarbarimento della professione. Le professioni creative, già ampiamente inflazionate, purtroppo sono state tra quelle più inclini ad abbassare l’asticella, a discapito della qualità. Resistere alla tentazione di ingaggiare una battaglia fratricida dei prezzi al ribasso o di sottostare necessariamente a dinamiche clientelari, ha comportato spesso la perdita di occasioni di lavoro e, conseguentemente, il rischio di disinnamorarsi della propria professione…

 

Un modo di pensare che invece ti ha portato a creare nuovi progetti e distanziarti dall’ipocrisia generalizzata…

Verissimo. Ad esempio qualche anno fa, infastidito dall’ipocrisia dilagante negli spot pubblicitari che vedevo in giro, decisi di creare una contro-campagna pubblicitaria in risposta a quella particolarmente odiosa dei “GUERRIERI” di Enel. La campagna virale “COGLIONI” con tanto di parodia del logo Enel (trasfigurato in “NelQ”), esplose online in batter di click, in un fiorire di discussioni sulle varie piattaforme social, condivisioni, adesioni e persino emulazioni. Dopo pochi giorni i “GUERRIERI” di Enel scomparvero dagli schermi, dai manifesti e dalle pagine dei giornali. Ho passato molti anni a spremere neuroni per aiutare aziende a vendersi meglio e lo faccio ancora oggi. È il mio lavoro. Tuttavia, penso che la forza della comunicazione visiva possa andare ben oltre al fungere da valido strumento di supporto e sviluppo del marketing aziendale. Si può e si deve aspirare anche ad un ruolo sociale e culturale ben più alto.

 

 

 

 

 

Concept Surfing Viareggio:

 

Sono molti più di quello che si possa pensare, vivono una Viareggio ai più nascosta, che odora di paraffina. Sono avvocati, commessi, dentisti, cuochi, architetti, impiegati, disoccupati, studenti.
Arrivano da soli o in piccoli gruppi, tagliano il lungomare deserto, attraversano la spiaggia spazzata dal vento, si immergono nel grigio mare d’inverno e li dimenticano, per qualche ora: la crisi mondiale, lo shopping di Natale, le guerre del Golfo, la campagna elettorale, le tasse da pagare…
Vivono il momento. Galleggiano, in attesa di un’onda rara, in grado di sollevarli al di sopra del mondo, quel tanto che basta per sentire il cuore che batte ed il sangue che scorre.
 

INFO: blumagenta.com

INSTAGRAM: @lumagenta @lumafaces @lumastreets